Se l'incapacità di un politico o di governanti nel prevenire o risolvere i problemi fosse per caso dovuta ad una potentissima mafia internazionale, che nelle mie fiabe chiamo "Illuminati della fazione deviata", che guadagna miliardi sugli errori, i politici capaci lo dovrebbero rendere noto affinché il popolo possa difendere se stesso e la democrazia, come del resto previsto dalla Costituzione.
Se invece gli errori fossero dovuti ad incapacità, dovrebbero ammetterla. E a quel punto sarebbe giusto, come tutti coloro la cui professione provochi danni al cliente, ad esempio un medico la cui incapacità provochi danni al paziente, li risarciscano di tasca propria.
E' il minimo che politici, quando si dimostrino incapaci, possano fare per risarcire la popolazione che li ha eletti perché era stata appunto da loro convinta, tramite promesse, di votare appunto politici "capaci".
Non credo infatti che i politici vengano eletti solo dai loro parenti, dagli amici, da "amici degli amici" e clienti.
Ma cambiamo discorso:
Quanti politici "capaci" di prevenire o risolvere problemi avete finora conosciuto? 100? 10? 1?
Sono stati eletti? E se si, hanno risolto i problemi della popolazione o ne hanno creati di nuovi?
E in caso vi risulti abbiano risolto problemi, erano i problemi della popolazione, o solo quelli che convenivano a loro, ai loro parenti, agli amici, agli "amici degli amici" e ai clienti?
Cambiando di nuovo discorso. Secondo Voi i politici oggi a capo del Governo meritano stipendi da 20.000 euro al mese?
E in ogni caso, si sono dimostrati politici capaci?
Altra domanda.
Chi li ha eletti? Li ha eletti il popolo o si sono eletti fra di loro?
Cambiamo ancora discorso e leggiamo insieme il seguente brano di Benedetto Croce.
E' tratto da “Etica e Politica” che scrisse nel 1931.
Coloro che già non conoscano la sua riflessione, la potrebbero trovare illuminante.
"Ѐ strano che, laddove nessuno, quando si tratti di curare i propri malanni o sottoporsi a un’operazione chirurgica, chiede un onesto uomo, e neppure un onest’uomo filosofo o scienziato, ma tutti chiedono e cercano e si procurano medici e chirurghi, onesti o disonesti che siano, purché abili in medicina e chirurgia, forniti di occhio clinico e di abilità operatoria, nelle cose della politica si chiedano invece, non uomini politici, ma onest’uomini, forniti tutt’al più di attitudini di altra natura. ‘Ma cos’è dunque l’onestà politica?’ si domanderà.
L’onestà politica non è altro che la capacità politica: come l’onestà del medico e del chirurgo è la sua capacità di medico e di chirurgo, che non rovina e assassina la gente con la propria insipienza condita di buone intenzioni e di svariate e teoriche conoscenze. ‘Ѐ questo soltanto? E non dovrà essere egli uomo, per ogni rispetto, incensurabile e stimabile? E la politica potrà essere esercitata da uomini in altri riguardi poco pregevoli?’.
Obiezione volgare, di quel tale volgo, descritto di sopra. Perché è evidente che le pecche che possa eventualmente avere un uomo fornito di capacità e genio politico, se concernono altre sfere di attività, lo renderanno improprio in quelle sfere, ma non già nella politica.
Colà lo condanneremo scienziato ignorante, uomo vizioso, cattivo marito, cattivo padre, e simili; al modo stesso che censuriamo, in un poeta giocatore e dissoluto e adultero, il giocatore, il dissoluto e l’adultero, ma non la sua poesia, che è la parte pura della sua anima, e quella in cui di volta in volta si redime. Ma no (si continuerà obiettando), noi non ci diamo pensiero solo di ciò, ossia della vita privata; ma di quella disonestà privata che corrompe la stessa opera politica, e fa che un uomo politicamente abile tradisca il suo partito o la sua patria; e per questo richiediamo che egli sia anche privatamente, ossia integralmente, onesto.
Senonché non si riflette che un uomo dotato di genio o capacità politica si lascia corrompere in ogni altra cosa, ma non in quella, perché in quella è la sua passione, il suo amore, la sua gloria, il fine sostanziale della sua vita. Allo stesso modo che il poeta, per vizioso e dissoluto che sia, se è poeta, transigerà su tutto ma non sulla poesia, e non si acconcerà a scrivere brutti versi. ‘E se, nonostante l’impulso del suo genio, nonostante l’amore per la propria arte, soggiacerà ai suoi cattivi istinti e farà cattiva politica?’
Allora, il presente discorso è finito perché siamo rientrati nel caso in cui la disonestà coincide con la cattiva politica, con l’incapacità politica, da qualunque lontano motivo sia prodotta, virtuoso o vizioso, e in qualunque forma si presenti, cioè come incapacità abitudinaria e connaturata, o incapacità intermittente e accidentale. Può altresì il poeta geniale, talvolta, per compiacenza o per prezzo, comporre versi senza ispirazione e adulatori; senonché, in quel caso, non è più poeta”.
Un abbraccio ❤ x 7777
Adam Kadmon