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martedì 18 agosto 2009

Come in una Danza.

Penso a una mia semplice azione.

Considero due possibilità:

1) quella di una azione fatta con paura, sospetto, insicurezza, doppio fine (e tutto quello che volete)
2) quella di un'azione pura, fatta con serenità.

Quello che spesso accade alla azione del primo tipo è di non "cogliere nel segno" e di generare un insuccesso o un incidente; all'azione del secondo tipo invece è spesso riservata una sorte più fortunata e diretta.

Ma si tratta davvero di semplice fortuna o sfortuna? Rifletto.

Quanto tempo perdo a titubare, a indugiare, a rimuginare?

Mesi, giorni, ore, secondi, frazioni di secondo?

In un incidente una frazione di secondo nella mia attenzione determina la vita o la morte, mia o di chi mi sta accanto.

In un amplesso, un secondo, fa la differenza tra la procreazione della vita e il nulla.

In una operazione chirurgica qualche minuto di durata in meno scongiura l'esigenza di una nuova iniezione di anestetico.

In un esame mezzo minuto per riflettere può determinare la bocciatura e 5 secondi in più prima di una risposta avventata possono determinare la promozione.

Sono solo esempi approssimativi, ma quanta della mia vita dipende strettamente, innegabilmente, indiscutibilmente dalla precisione delle mie azioni, delle nostre-Vostre azioni?

Penso a milioni di individui che si muovono sulla base di azioni del primo tipo, azioni rallentate dalla paura o da altri inquinamenti di tal fatta.

Penso alle interazioni di tutti questi individui tra loro, e alla confusione generata da tutte le loro azioni deformate da un Sistema che usa proprio quelle paure per stordire, intorpidire, bloccare.

Pensate a quanti incidenti, quanto dolore, quanto fallimento, quanto odio, quanta morte possono dipendere dal nostro "non essere presenti" a noi stessi, in quel preciso momento.

E allora penso alla Vita, come a una danza.

Difficile danzarla senza sbavature, ma non impossibile.

Ci si arriva, con il tempo, volontà e pensiero positivo.

So che non è facile.
Soprattutto sotto la pioggia.

Ma ci provo.

E se scivolo o mi spingono, e cado, resto a terra quel tanto che basta alle ferite per guarire.

E poi mi rialzo, e riprendo la danza.

E nel Cuore la paura fa sempre più spazio alla consapevolezza che non è finita neanche quando è finita.

Ma questa è un'altra storia... e un giorno, te ne parlerò.


Essere davvero "esseri" umani significa...

Un cambiamento dei tempi, al quale stiamo già assistendo.

Questa canzone, che ha note forti e determinate, ma non aggressive, non belligeranti, non velleitarie, ne ha il sospiro.

Un sospiro che viaggia su note umane.

Tutto il nostro sapere storico, il nostro bagaglio umano, tutto quello che ci è stato insegnato e che siamo andati a cercare per arricchire noi stessi a livello evolutivo, porta ad una conclusione: il cambiamento parte delle energie, l'inversione parte da noi.

Vincere le nostre paure, quelle che bloccano pensieri e azioni costruttivi, è il primo passo per iniziare a "produrre energia pulita".

Non importa quanto profondamente sappiamo "filosofeggiare", se umanamente non siamo presenti neppure a noi stessi.

Alzare la testa non è solo un gesto simbolico di dignità, ma un modo di direzionare lo sguardo avanti e intorno a noi, con la forza di una postura retta.

Parlare di rivoluzione, di cambiamento, che suoni come un sospiro, un suono leggero, ma persistente, di questi tempi che cambiano, grazie a ciascuno di noi.

Tempi che potrebbero cambiare pacificamente a dispetto di certi poteri che invece desiderano violenza e sangue nelle strade.

Violenza che a pagare al solito, sarebbero per primi gli innocenti.

Io mi considero nessuno, forse l'ultimo degli ultimi, caro diario, a parlare di Pace e Serenità, ma Tu Sai quanto io creda fortemente in ciò che ti scrivo e quanta sofferenza mi sia costata scegliere ciò che era giusto anziché ciò che fosse conveniente...

Ciò che mi da forza nell'andare avanti è la consapevolezza che anche fossi rimasto l'unico a credere nella possibilità di migliorare il mondo in modo pacifico, saprei dunque che il fatto stesso che io esista, dimostra che l'asserzione pessimista che l'umanità è completamente marcia, è sbagliata.

Essere "esseri" umani non è questione di razza o di specie.
Ho compreso che come dice la parola stessa, è invece proprio un modo di essere.

E' un pò come per essere "cristiani".
Io non appartengo a nessuna religione ma quanto vorrei che certi poteri che si autodefiniscono "cristiani" capissero che essere "cristiani" è un modo di essere e NON di apparire.

Essere cristiani SIGNIFICA agire secondo gli insegnamenti basilari del Cristo: non uccidere, non rubare, non ostentare ricchezze, non torturare.

PERDONARE e CERCARE DI NON FARE DEL MALE AL PROSSIMO.

Comprendendo questi due semplici concetti, non avrebbe alcuna importanza per l'umanità comprendere la vera identità del Cristo, ad esempio se fosse realmente il figlio di un dio, o un alieno, o un immortale, o uno dei Serpenti della Saggezza...

Ma a ancor meno avrebbe importanza , stabilire se costui sia davvero esistito.

Infatti quando un pensiero è corretto, va rispettato e applicato come tale.
Si è grati a chi lo ha formulato, e se davvero in esso ci si riconosce, lo si pratica nel quotidiano, con serenità, senza fanatismi o rituali che troppo spesso portano l'umanità ad essere schiava di imperi costruiti abusivamente sul pensiero di uomini nobili d'animo quale appunto fu il Cristo.

E dai Frutti si riconoscerà la Pianta.

Ho parlato del Cristo ma questo concetto vale per qualsiasi altro uomo e donna che abbiano formulato pensieri nobili che se correttamente applicati, contribuiscano a migliorare la vita sia dell'individuo che di tutti.

E' anche vero che nel cercare di migliorare le cose, si incontrano spesso persone che cercano di scoraggiarci.

Alcuni lo fanno e lo faranno per invidia.
Altri lo fanno e lo faranno perché i loro affari vengono intralciati dai pensieri altruistici.

In verità anche se alla fine dovessi scoprire di essere rimasto l'unico a coltivare ancora questo ideale di miglioramento collettivo, questo sogno che taluni definiscono erroneamente "utopia", andrò comunque avanti fino a quando tale mia o vostra "utopia" sarà realtà per tutti: per coloro che mi amarono, coloro che mi odiarono, coloro che mi compresero, coloro che non furono in grado di farlo.

Perché a volte, caro diario, anche un uomo solo, può fare la differenza.